Quando le emozioni si esprimono nel corpo
La medicina psicosomatica ci insegna ad oltrepassare il dualismo che separa il corpo dalla mente e a guardare l’uomo come un tutto unitario, in cui la malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a livello psicologico come disagio.
Considerare la malattia dal punto di vista mentale ed emozionale ci offre maggiori possibilità di ritrovare l’equilibrio perduto e, con esso, lo stato di salute.
I sintomi rappresentano la modalità attraverso cui il corpo esprime una sofferenza: imparare a conoscerli è un primo passo verso la crescita personale e la scoperta del proprio mondo interiore.
Possiamo quindi ascoltare cosa il nostro corpo ci sta dicendo ponendo l’attenzione sui sintomi che si manifestano: gastrite, colite, emicrania, dolori muscolari, dermatiti, ipertensione…
Ascolto del corpo
significa acquisire sempre più consapevolezza, delle possibili tensioni, del respiro, della vulnerabilità di alcune parti e delle potenzialità di altre
Ascolto delle emozioni
significa prendere coscienza dei nostri stati d’animo nel momento presente, collocandoli anche a livello corporeo: dove sento queste emozioni??
In questo modo possiamo iniziare a costruire un “ponte” corpo-emozioni-mente, esplorando i nostri blocchi psicosomatici e creando una via per tornare alla nostra unità essenziale.
Nella medicina occidentale possiamo dire di essere raggiunti ad una concezione della malattia come sintomo di uno squilibrio, all’interno di una visione olistica (che prende in considerazione non solo il corpo, ma anche la mente, le emozioni, l’ambiente e le relazioni con gli altri).

La salute rappresenta un momento di EQUILIBRIO tra questi microsistemi che si intersecano tra di loro.
La malattia, in questo modo, si pone come momento di ROTTURA DI TALE EQUILIBRIO, e diventa in qualche modo il sintomo di “qualcosa che non va”, diventando un indicatore del nostro benessere globale, non solo fisico.
Attraverso la comprensione di ciò che accade nel nostro corpo, possiamo renderci consapevoli di cosa realmente non va: quindi il sintomo ci guida verso un percorso di crescita personale. Una volta svelato il sintomo, possiamo iniziare un processo di consapevolezza e trasformazione.
Cenni Storici…
Nel 1818 venne introdotto il termine psicosomatica dal medico J.C. Heinroth, intendendo con esso la disciplina che si occupava di quei disturbi organici che non rivelavano alla loro base una lesione anatomica o un difetto funzionale, ricondotti di conseguenza a conflitti interiori psicologici.
La nascita della moderna Medicina Psicosomatica, tuttavia, si può far risalire intorno alla prima metà del ‘900, quando si diffuse l’ipotesi secondo cui specifiche costellazioni di personalità potessero essere collegate a certi disturbi organici. L’uomo ricomincia ad essere visto come una unità psico-fisica. Franz Alexander, nel 1946, sostenne che il legame tra personalità e meccanismi fisiologici fosse strettamente interconnesso con il funzionamento del sistema nervoso autonomo, definendole “nevrosi vegetative”. Tali nevrosi sono da ricondursi ad una iperattività dei sistemi simpatico e parasimpatico, che, in assenza di un’azione esterna, provocano delle modificazioni fisiologiche sostitutive all’azione.
Secondo Alexander, quindi, la malattia psicosomatica deriva da un blocco nell’espressione comportamentale delle emozioni: specificità di conflitto.
Successivamente, il concetto di psicogenesi è stato valutato in una prospettiva più ampia, poiché molte ricerche hanno dimostrato che le variabili psicologiche e sociali sono fattori eziologici in tutte le malattie, con variazioni specifiche di peso in base alle differenze individuali.
Oggi si ritiene che in tutte le malattie esiste una componente psicosociale.
Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 emerge un nuovo modello sistemico, il modello bio-psico-sociale, la cui assunzione è che ogni condizione di malattia e di salute sia conseguenza di fenomeni biologici, psicologici e sociali.
Tra le varie teorie, spicca quella di Paul McLean del Cervello Tripartito, secondo cui esistono in noi 3 Cervelli : rettile (istintuale), mammifero (emotivo), neocorticale (logico-razionale).
Queste tre aree sarebbero, secondo MacLean, indipendenti l’una dall’altra e in grado di dominarsi reciprocamente. L’idea, in sostanza, che la corteccia cerebrale dominasse e coordinasse l’intero funzionamento del cervello, veniva così a cadere.
La scissione mente-corpo viene meno ed il modo di intendere il trattamento stesso della malattia subisce drastiche modificazioni, diventando un approccio terapeutico multidisciplinare.
In Occidente, sulla base di tali presupposti storici, prende sempre più forma concreta un approccio olistico in medicina.

Dal movimento psicosomatico nasce la Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), che studia l’organismo umano nella sua interezza di network biologico e nel suo fondamentale rapporto con la dimensione psichica e socio-ambientale.
Secondo questa branca della medicina, ogni stimolo, che sia utile o dannoso (indipendentemente dal fatto che sia psichico, nervoso, endocrino, immunitario), si ripercuote nell’organismo a livello globale poiché tali sistemi sono in costante interazione tra di loro. La PNEI, quindi, conduce ad un nuovo modello di salute che prevede un equilibrio tra tutti i sistemi coinvolti, interni ed esterni, riconducendo l’essere umano alla sua originaria unità.
a cura della Dr.ssa Maria Vittoria Salimbeni